Avevo 8 anni, in quella fase della mia vita non c'era niente di più importante del baseball...
Il protagonista racconta di quella volta in cui da piccolo adorava il baseball.
Racconta del suo idolo Willie Mays, anche detto Say-Hey-Kid. Un giorno Va persino ad una sua partita.
Quella sera, dopo la partita, lo incontra. Il protagonista è al settimo cielo.
...e, come mi piace dire ai miei figli, fu così che diventai uno scrittore.
Si rende conto che né lui né i suoi genitori hanno una matita con loro, quindi realizza che non avrà l'autografo di Mays. Il protagonista scoppia in lacrime. Il giocatore è dispiaciuto e il protagonista va via dallo stadio senza autografo.
Il protagonista continua a piangere per tutto il viaggio in macchina, rimuginando su come stia tornando a mani vuote a casa e su quanto sia stato sprovvisto quella sera, prendendo una volta per tutte una decisione molto importante per la sua vita: portare sempre una matita con sé.
Il protagonista torna a narrare del presente concludendo dicendo che se si ha sempre una matita in tasca, prima o poi capiterà di usarla, ed è proprio così che è diventato uno scrittore.
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