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  • Quali crede che siano le maggiori sfide da affrontare per un nuovo docente come lei , che si troverà ad operare in una scuola completamente rinnovata dalle tecnologie digitali?
  • Innanzitutto, va evidenziato che oggi la figura del docente in ogni grado di scuola, a cominciare dalla scuola dell’infanzia, fino alla Scuola Superiore di II grado, ha una funzione assolutamente innovativa, cioè quella di tutor che, grazie alla formazione specifica nella didattica digitale, ha il compito di sviluppare negli allievi le competenze europee previste.
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  • Questo nuovo ruolo del docente non potrebbe mettere a rischio sia il rapporto umano che egli da sempre deve necessariamente creare con i suoi alunni e sia i valori sui quali si è sempre basata la nostra cultura occidentale?
  • Assolutamente no. Per quanto riguarda il primo problema, stiamo parlando di innovazioni didattico-metodologiche che non inficiano il rapporto docente-studente, anzi lo rafforzano perché creano situazioni di condivisione e di collaborazione, che utilizzano pratiche a misura dei ragazzi, che soddisfano i loro interessi di nativi digitali. Per quanto riguarda la seconda questione, mi rendo conto che noi prossimi docenti ci troveremo di fronte ad una sfida epocale, che tutti i soggetti del mondo della scuola dovranno affrontare. Del resto, sarebbe anacronistico arroccarsi su vecchie posizioni , che non tengano conto dei cambiamenti che la tecnologia ha apportato nell’informazione e nella conoscenza. Oggi non si può pensare ad una didattica priva di tecnologia né tantomeno ad un uso della tecnologia separato dalla didattica.
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  • Andando più nel concreto, proiettandosi nella sua futura esperienza di docente, quali crede siano i cambiamenti più evidenti che riscontrerà nella nuova scuola in cui opererà rispetto alla scuola che ha frequentato come discente e quali saranno le strategie che metterà in atto nella sua funzione di tutor-docente?
  • Mi rendo conto che la scuola oggi è profondamente cambiata rispetto a qualche anno fa, quando ero ancora una studentessa. Sono convinta che l’accelerazione al cambiamento sia dovuta soprattutto al Covid, che ha dato un impulso notevole alla digitalizzazione nella formazione. Oggi sono messe in atto nuove pratiche educative che si sono adattate alle nuove esigenze ed hanno messo in discussione quelle precedenti, facendo acquisire una nuova mentalità. Ci troviamo in un’epoca in cui è messo in discussione il tempo-scuola, lo spazio, il corpo-docenti, i curricula, la valutazione, le modalità comunicative interne ed esterne alla scuola, la formazione.
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  • Insomma, una vera e propria rivoluzione. Ma non c’è il rischio di dimenticare l’aspetto socio-etico della formazione?
  • Quello è sotteso alla formazione stessa. Bisogna far sì che le competenze tecniche che i nativi digitali già posseggono o credono di possedere generino un uso consapevole delle informazioni in rete ( quella che definiamo Information literacy) e le abilità critica di fruizione e produzione dei media ( in termini specifici, la Media literacy). Sono convinta che la nuova scuola sia in grado di mettere in atto le pratiche più opportune per poter assolvere nel migliore dei modi il compito dei futuri cittadini.
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  • A proposito di futuri cittadini, quali potrebbero essere i principali gap che le scuole dovrebbero colmare per rendere i giovani dei cittadini attivi e competenti nella società futura?
  • Il sociologo Henry Jenkins, nell’ottica della New media literacy, definisce il concetto di cultura partecipativa, in cui ciascuno avverte l’importanza del proprio contributo alla soluzione dei problemi della comunità e, sentendosi tutti connessi gli uni agli altri, superano il gap partecipativo ed affrontano con serietà i problemi legati al mondo dei nuovi media, come la necessità di acquisire nuove consapevolezze per la loro fruizione e .nuovi standard etici all’interno delle comunità on-line. Sono considerazioni che non si può fare a meno di condividere.
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