A Zacintosonetto in endecasillabi, Ugo Foscolo, 1803
Milano1803
Non toccherò mai più la sacra terra in cui ho vissuto da bambino.
Zacinto mia, tu che ti specchi tra le onde del mare greco...
...dove nacque la dea Venere e, con il suo primo sorriso, rese fertili tutte quelle isole...
e grazie a questo sorriso, le tue limpide nuvole e la tua natura trovarono spazio tra le parole di Omero, quel poeta...
...quel poeta che raccontò di Ulisse, dei suoi viaggi guidati dal destino e...
Per me il destino ha previsto una morte in terra straniera, dove nessuno piangerà sulla mia tomba.
...e del suo lungo esilio in giro per molti luoghi diversi...
...in seguito ai quali, lui, Ulisse, reso bello dalla fama e dalle sventure, baciò finalmente la sua pietrosa Itaca
Invece tu, o mia terra materna, del tuo figlionon avrai altro che le poesie ...
Fine del sonetto
Milano1803
A ZACINTONé più mai toccherò le sacre spondeove il mio corpo fanciulletto giacque,Zacinto mia, che te specchi nell'ondedel greco mar da cui vergine nacqueVenere, e fea quelle isole fecondecol suo primo sorriso, onde non tacquele tue limpide nubi e le tue frondel'inclito verso di colui che l'acquecantò fatali, ed il diverso esiglioper cui bello di fama e di sventurabaciò la sua petrosa Itaca Ulisse.Tu non altro che il canto avrai del figlio,o materna mia terra; a noi prescrisseil fato illacrimata sepoltura.
Ugo Foscolo, greco di nascita anche lui, sente che invece, in fondo alla sua vita di esilio, viaggi, avventure e sofferenze, non ci sarà un ritorno a casa, nella sua Zacinto,
Il grande eroe greco Ulisse, dopo lunghi viaggi e sofferenze, riuscì a tornare a casa sua, a Itaca.
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